SINCERA, CASERECCIA, ESPRESSA, ROMANA. E’ LA CUCINA DI ‘SEMPLICE’…CHE CE VO’?!

Il piatto più difficile da realizzare è sempre quello ‘più semplice’. Non è una leggenda, ma è verità per chi dai fornelli ne ha tratto con sacrificio e sudore una professione. E addirittura tra gli ‘stellati’, alla fine della fiera, c’è chi prima o poi torna a misurarsi con la semplicità culinaria. E in alcuni casi quando è accaduto, esempio recente la carbonara di Gordon Ramsay – cui ‘Fooderio’ ha replicato con la ricetta doc eseguita da ‘La Carbonara’ di Campo de Fiori – è stato drammatico. Un’imbeccata ci ha portati nel quartiere Talenti, a Roma, dove due coppie di amici hanno sfidato il Covid aprendo in piena pandemia ‘Semplice’. Cucina casereccia nel gusto e nella location. Curata nei particolari, immersa in un centro sportivo a misura d’uomo, in via Clelia Bertini Attilj pasta, pizza e fritti. Ma semplice non significa facile. Tutt’altro. Il fritto di baccalà è pastellato a bomba. Consistente, gonfio, e croccante. Se la gioca bene con i mejo filettari della Capitale. Da ‘Semplice’ viene immerso in acqua corrente per 48 ore. Dissalato, tolta la pelle e le spine. Scarico di sale, parte il rito della pastella e poi il bagno nell’olio fritto. Ilaria sovrintende fritti e panature e anche sul supplì ci consegna un prodotto fresco, senza ragù e che fila che è una meraviglia. La leggerezza è il comune denominatore che lega i fritti alla pizza. Bassa alla romana, scrocchiarella e digeribile. La lunga lievitazione ha fatto il suo corso, e si sente, l’impasto non mente. Il forno a legna le dà la cottura che merita, e se tagliata al trancio si piega come una sfoglia. Da ‘Semplice’ nulla straborda, i piatti non danno mai il senso dell’artificiosità. Dell’impiattamento prima del gusto. Nella cucina di Fernando, lo chef dà rigore alla semplicità. Ci viene servito in punta di piedi un ‘Ajo e ojo sporcato’ che merita attenzione, ne risentiremo parlare. Non il solito piatto rivisitato, ma quella ‘semplice scia’ di pomodoro esprime una connotazione di livello. Per i ‘romanesca lover’…amatriciana, cacio e pepe, gricia e carbonara. La piscina illuminata, rispetto allo sfizio degli arrosticini abruzzesi da mangiare senza limiti, è un carinissimo ‘semplice dettaglio’. Di pecora e di fegato, non si fanno prigionieri. Cremosissima, con più strati di frolla, il gentilino ben imbevuto in fondo in fondo, ricoperta di pinoli e zucchero a velo. Presentato in un barattolino delle conserve il ‘dolcetto della nonna’ è una goduria inaspettata. Sulla carta il refrain ‘fatti da noi’ è il bollino di genuinità di questo posto. A suggerirci chicchette e spadellate da seguire ci ha pensato Manuel, che insieme a Ilaria, Fernando e Giordana, ha fatto della semplicità il punto di forza di un locale che ha ottime potenzialità. Sincera, casereccia, espressa, romana. E’ la cucina di ‘Semplice’…che ce vo’?!

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