COCKTAIL, L’ITALIANO NEGRONI SORPASSA L’OLD FASHIONED

La rivista inglese ‘Drinks International’ annuncia il mitico sorpasso del Negroni sull’Old Fashioned, il cocktail per appassionati di whisky che nasce nella New York di fine ‘800 e molto consumato oltreoceano. Il risultato è stato decretato dal sondaggio condotto attraverso una serie di interviste nei bar top del mondo, cui è stato chiesto di segnalare le miscele più richieste dai propri ospiti. Nato a Firenze nel 1919 da un’intuizione del conte Camillo Negroni, che negli anni ’20 frequentava il lussuoso Caffè Casoni in Via de’ Tornabuoni a Firenze e stanco di bere il solito Americanosceso al 16esimo posto della classifica – si fece fare dal barman Fosco Scarselli un cocktail con un’aggiunta di gin in sostituzione del seltz, in onore degli ultimi viaggi londinesi. Al posto della classica fettina di limone, Scarselli ne mise una di arancia e il nuovo cocktail prese il nome de ‘l’Americano alla moda del conte Negroni’, in sostanza un Americano con un’aggiunta di gin. Successivamente il cocktail prese il nome del conte…Negroni appunto.

Al terzo posto della classifica il ‘Martini Dry’, la cui origine del nome non è molto chiara: per alcuni sembrerebbe che prenda il nome del barista italiano di Arma di Taggia che per primo, nella New York del 1912, l’avrebbe preparato per il miliardario John D. Rockefeller. Al sesto posto figura un altro prodotto italiano: l’Aperol Spritz, inventato dai fratelli Barbieri è il mix tra prosecco e una spruzzata di soda. Tra gli alcolici, la rivista ‘Drinks International’ ha analizzato il successo dei ‘vermouth’ altra tipicità del nostro Paese. Da quando le prime bottiglie sbarcarono negli Stati Uniti – 1860 – è stato un ingrediente preferito per la miscelazione dei cocktails, con la sua composizione rimasta segreta e che non ha subito mai cambiamenti. Nato nel 1786 a Torino, quando Antonio Benedetto Carpano, dopo un periodo di studi da erborista, inventa questa formula che dà origine alla categoria merceologica dei vermouth, miscelando erbe e spezie con il vino moscato.

Altra azienda tricolore che ha meritato l’attenzione della rivista inglese è la fiorentina Cocchi, azienda che nasce nel 1891 da Giulio Cocchi affascinato dalla tradizione enogastronomica piemontese stabilì la sua attività ad Asti, specializzandosi poi nella creazione di vini aromatizzati e spumanti come l’Asti Docg. In particolare, creò ricette originali per il Barolo Chinato, l’Aperitivo Americano e diversi tipi di vermouth, ottenendo successo e fama anche internazionale in breve tempo. Il nome e i prodotti Cocchi viaggiarono da subito in tutto il mondo come dimostrano i documenti delle esportazioni: da New York a Londra, da Sydney all’Africa coloniale e al Venezuela. Dal 1978, la casa astigiana Giulio Cocchi fa capo alla famiglia Bava, produttrice di vini in Monferrato e Langa, che hanno modernizzato le tecniche di produzione ponendo le basi per quello che è tornato ad essere un marchio noto nel mondo. In particolare negli ultimi 30 anni, l’azienda si è attivata per rilanciare il Barolo Chinato, prodotto ormai quasi scomparso, e curando il rilancio del vermouth di Torino. Il vermouth Cocchi dal 2011 è stato infatti capofila della rinascita internazionale della denominazione ‘di Torino’ tra i vermouth di alta gamma.

Altro vermouth è il ‘Martini Rosso’ che si colloca al terzo posto, nato nel 1847 quando quattro intraprendenti commercianti piemontesi – Clemente Michel, Carlo Re, Carlo Agnelli e Eligio Baudino – fondarono a Torino una distilleria dal nome ‘Distilleria nazionale da spirito di vino’ con sede a San Salvatore Monferrato in provincia di Alessandria. Nel 1850 entrarono a far parte della società, in qualità rispettivamente di venditore e di contabile, Alessandro Martini e Teofilo Sola. Nel 1863 Alessandro Martini e Teofilo Sola decisero di rilevare l’attività imprenditoriale costituendo ufficialmente a Torino la ‘Martini, Sola e C.ia’ a cui partecipa, come terzo socio, il liquorista Luigi Rossi che era proprietario di un negozio di erbe aromatiche. Nel 1864 nasce la prima bottiglia Martini, disegnata dagli stessi fondatori, e si inaugura lo stabilimento di Pessione di Chieri nei pressi di Torino. Nel 1879 muore Teofilo Sola e l’azienda, pertanto, prende la definitiva ragione sociale ‘Martini & Rossi’. Nei primi anni del ‘900 la Martini & Rossi compie un balzo in avanti, distaccando a grandi passi molte aziende dell’epoca. Negli anni, vengono aperte una nuova distilleria a vapore costruita a Montechiaro d’Asti nel 1901, succursali e depositi a Buenos Aires, Ginevra e così via, fino a raggiungere ogni parte del mondo. Nel 1925, in conseguenza delle nuove leggi italiane, la Società a nome collettivo diviene Società Anonima Martini & Rossi. Nel 1929 venne registrato l’iconico logo a palla rossa ‘ball and bar’, ancora oggi uno dei più imitati al mondo. Dopo la seconda guerra mondiale, gli anni ‘50 segnano il rilancio della Martini & Rossi, che si trasforma in Spa. In questi anni celebri firme della cartellonistica riproducono il marchio dell’azienda Martini & Rossi a cui nel tempo si affiancano nomi come Armando Testa, Mario Rossi, Attanasio Soldati, Andy Warhol. Successivamente la società comincia a sperimentare nuove iniziative di comunicazione e di immagine, a cominciare dalle Terrazze Martini (aperte tra il 1948 e il 1965 a Parigi, Milano, Londra, Bruxelles, Barcellona, San Paolo del Brasile e Genova). Nel 1961 si inaugura a Pessione il Museo Martini di Storia dell’Enologia. Nel 1993 l’azienda entra a far parte del gruppo internazionale Bacardi, portandolo, grazie alla storia e alla rilevanza che Martini aveva in tutto il mondo, al terzo posto nel mondo nella produzione di bevande alcoliche. Foto interne da Facebook @Cocchi1891 @CasaMartiniVisitorCenter

 

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